Granfondo: Parigi –Roubaix randoneè 2008 Stampa
Scritto da Administrator   
Martedì 07 Febbraio 2012 16:32

Il sogno del velodromo! Parigi –Roubaix randoneè (255km 2000 metri di dislivello)

Ho aspettato per tanto tempo questo week end! Sabato pomeriggio 7 giugno partiamo dall’aereoporto di Treviso direzione Charleroi con nel mirino Roubaix. Siamo io, mio fratello Fede e mia cognata Paola che in cambio di un viaggio gratis ci farà da porta vivande nell’ammiraglia durante la gara. È’ mezzogiorno e sarà una giornata intensa , ho pianificato tutto nei dettagli, orari, pasti, trasferte. Per cominciare l’aereo decolla con 3 ore di ritardo per problemi tecnici che è tutto dire. A Charleroi falliamo l’atterraggio causa nebbia e dopo aver rischiato di non atterrare vivi o di farlo a 150 km da dove avevo noleggiato la macchina, elemento indispensabile per la buona riuscita della missione, mettiamo piede nella città delle miniere. Li’ con una Volvo V 70 station wagon planiamo dopo 2 ore di viaggio a Cambronne les Ribercourt sede di partenza della gara del giorno dopo. Presa visione del luogo d’iscrizione e dopo aver mangiato una pizza penosa ma “ a fame a iera tanta eera bon tut!” alle nove e mezza di sera arriviamo all’hotel dove dopo aver sudato 7 camicie finiamo di montare le bici per la gara (le bici erano state smontate per permettere il trasporto nella stiva dell’aereo senza danni). Ore 2 del mattino al suono della sveglia ci vestiamo, carichiamo la bici in ammiraglia e andiamo alla partenza. Dopo le iscrizioni accendiamo i fanali e alle 4 20..Pronti via! Si parte alla francese ovvero quando vuoi, la gara non è competitiva, noi individuiamo subito un gruppo di 20 inglesi e ci mettiamo a ruota. Si viaggia nel buio a buona andatura, in mezzo ai boschi e alle campagne del nord della Francia non ci si vede un picchio e ci fidiamo di chi davanti fa l’andatura. Si sale e si scende che è un piacere altro che pianura, dopo 80 km passato St Quentin c’è il primo ristoro, si mangia, si beve e si fanno i bisognini poi via che ne mancano ancora tanti. Gli inglesi non si decidono a muoversi allora andiamo da soli o meglio in compagnia di un amico italiano trovato per strada, non ricordo il nome ma è di Sta Maria di Sala. Parlando del + o del- viene fuori che è la 2 o 3 volta che la fa e siccome si dimostra un tipo tosto con all’attivo la Parigi Brest Parigi (randonee di 1250 km da far in 90 ore) e qualche Fiandre gli chiedo se sia + dura la Roubaix o il Fiandre e rispondendomi quest’ultima io e Fede ci tiriamo su il morale. Con un centinaio di km fatti si arriva a Troisvilles e al culmine di una salitella si intuisce che si va fuori strada nel senso che inizia il primo tratto di pave’, la curiosità sale e la bici comincia a scendere entriamo nelle pietre, la bici scorre ma è come schizzofrenica, stento a controllarla e ogni tanto le ruote scivolano perché le pietre sono in parte bagnate e infangate. Sento un urlo e mi fermo, il fenomeno da Sta Maria di Sala mi dice che Fede è caduto. Sopraggiungendo a piedi mi fa prendere un colpo ma è solo un po’ seccato perché non riesce a controllare la bici. Allora ce la scambiamo, in effetti con la sua è un impresa non cadere ma resisto. Poco più avanti il veneziano fora e gli lancio una delle chiavi per il cambio gomma, si procede e finalmente finisce il pave’ non male per essere il primo di 28 tratti.. Ogni tratto da li’ in avanti sarà un’avventura. Km dopo km tra cadute e forature le energie fisiche ma soprattutto quelle nervose cominciano a lasciarci. Dopo 120 km al secondo ristoro Fede è bel che cotto, consola che al momento siamo in pari con la tabella di marcia. Alla mia seconda foratura mancano 115 km all’arrivo e ci ricongiungiamo con mia cognata che nel frattempo aveva dormito un altro paio d’ore in hotel. Ristorati e rincuorati dalla presenza di una persona famigliare ritorniamo a farci logorare dalle pietre, ad una certo punto un brivido, si apre davanti a noi un vialone largo in mezzo ad alberi altissimi, a bordo strada un cartello indica “secteur N°18 troueè de Wallers Arenberg”, entro sparato ma a momenti mi ammazzo, il giudizio mi invita a portarmi a correre sul “troi” in ghiaino a bordo strada, tutti corrono li’ e non c’è da vergognarsi a dire che per come sto e per i chilometri da percorrere è stupido andare a farsi male per l’orgoglio di farla in centro strada, lasciamoglielo fare ai prof che son pagati per questo. Nel 16° tratto lungo ben 3700m non riesco più a finirlo, gli occhi a forza di concentrarsi su dove mettere la ruota davanti della bici sono sbarrati, quasi vien da piangere perché non so più come tenere il manubrio dal male alle mani, mio fratello più dietro arranca ma resiste. Ci avviciniamo lentamente all’arrivo ma dopo circa 8 ore abbiamo la nostra miglior ora la nona in cui lenti ma violenti ci portiamo ai 200 km fatti. Li’ prendiamo una bella botta sui denti perché per errore di lettura della cartina, che avevamo al seguito, pensando di entrare in un tratto facile ci siamo trovati nell’altro pezzo storico “Mons En Pevele” (settore 10) dove nella gara dei professionisti in genere c’è grossa selezione, un pezzo incredibile pieno di fango, le pietre sono molto distanti piccole e strette come dire che la cosa più facile è cadere o fermarsi. La cosa che impressiona del pavè è che un po’ alla volta ti spegne, ti toglie morale, forza, lucidità, ci si fa prendere dalla voglia di mollare, di non farcela. All’ultimo ristoro manca ancora tanto pavè ma si cerca di sopravvivere, di non cadere, di non forare, ormai la bici va, piano ma va, la testa cerca di trovare qua e là delle energie, stimoli chissà dove. Mi aiuta l’idea, la visione di quella curva sulla destra che ti immette nel velodromo di Roubaix, diventa una sorte di sogno, di miraggio e l’emozione comincia a salire. A 30 km dall’arrivo ultimo spuntino con la cognata che ci fa un po’ di foto e video perché ormai comincia il cinema..mio fratello sembra un allucinato ma regna il buon umore. Si riparte con 3 pezzi di pavè duri da fare e altri 3 facili, sono le 14 e 30…Il Carrefour de L’arbre (settore 4) mi finisce braccia, mani gambe ma non la testa, nella mente sempre l’ingresso al velodromo. Ore 16 entriamo a Roubaix, poco dopo impostiamo la curva più ambita… siamo nel velodromo. Io e Fede facciamo 2 giri di pista per onorare una giornata memorabile, in questa pista hanno vinto tutti i miti del ciclismo e tutti coloro che ci sono arrivati si sono sentiti eroi. Seduti sull’erba ci gustiamo l’atmosfera magica poi doccia, smontaggio bici, macchina, aereoporto e decollo. Ore 22 siamo a Treviso, stanchi..ma con dentro la speranza un giorno di tornare ad emozionarci in quel di Roubaix.

Barattin Donato



Nota:

Ultimo aggiornamento Domenica 26 Febbraio 2012 12:36